Wilson Joliet

It's Not Dark Yet.

mercoledì, luglio 06, 2005

La scomparsa di Wilson - 3

le prove dello spettacolo, che avrebbe debuttato all’Olympia di Parigi, iniziarono dopo due settimane.
Sarebbero durate due mesi e vedevano coinvolto un cast di 9 attori.
l’attore Udo Kier fu ingaggiato per interpretare l’omino.
La regia, ovviamente, era dello stesso Joliet.
Gli attori ricordano le prove come una passeggiata sulla luna.
joliet era chiaro, conciso ed estremamente comunicativo. Le parti fluivano rapide e naturali.
E a tutti pareva di stare lavorando al più grande spettacolo religioso di tutti i tempi.
Una sosrta di messa con una storia.
Il 25 settembre Joliet non si presento alle prove. venne chiamato a casa ma non rispose.
Gli attori non avevano dubbi. Non sarebbe mai più tornato. lo sentivano.
Avevano la certezza che fosse vivo ma che qualcosa gli avesse impedito di continuare questo lavoro.
Il progetto venne rilevato da un altro regista, ma dopo due giorni gli attori si rifiutarono di continuare.
Senza Joliet, il testo era solo un cumulo di parole senza senso.
ed è effettivamente quello che pare leggendolo ora.
la cripticità dell’opera, ad una prima lettura, appare come scarsità di effettivi contenuti.
Ma chi fu coinvolto nel progetto assicura che quelle parole, pronunciate daWilson, prendevano senso, colore e materia.
Un testo esoterico di cui solo l’autore possedeva la chiave?
Gli scettici non credono, ma in certi casi la ragione non basta e non serve.


(continua...)

domenica, luglio 03, 2005

La scomparsa di Wilson - 2

Il mondo cambiava, le mode cambiavano, le droghe cambiavano e nemmeno i giovani arrabbiati erano più gli stessi. Reagan al potere, la Tatcher era “il miglior uomo d’Inghilterra”.
Il mondo ricadeva a piombo nel fascismo e Wilson voleva che il suo omino aprisse gli occhi a tutti. Tutti, non i soliti attivisti e militanti dovevano capire che una forza malvagia stava timonando la razza umana verso la distruzione.
Wilson si chiuse in una camera de L’Hotel du Pelican di Parigi per due settimane, senza uscirne mai.
E quando la mattina del 12 maggio 1982 lasciò l’albergo sotto braccio teneva il manoscritto del testo che avrebbe potuto distruggere la forza malvagia che oggi vediamo prosperare.
Tramite il suo agente Horselover Fat, riuscì ad avere un appuntamento con Andrew Webber.
Webber conosceva Joliet di fama ed aveva una volta assistito alla messa in scena di un suo lavoro in un sordido tetrino Off-Off-Brodway (La strana ragazza di Mr.Tease) e davvero non riusciva a capire cosa potesse volere da lui un personaggio che tanto poco aveva a che fare con il suo lavoro.
Peparatosi ad un incontro di 5 minuti, Webber si vide comparire davanti un giovane smagrito, ben vestito ma arruffato, con i capelli sparati in aria e una strana luce negli occhi.
webber non rivelò mai cosa si dissero, dichiarò solo che Joliet parlava in tono pacato, calmo e gentile e che le sue parole incantavano come la musica del pifferaio di Hamelin.
Dopo un quaro d’ora la segretaria di Webber ebbe l’ordine di annullare ogni altro appuntamento per quel giorno.

(continua...)

Oggi.

Amore. Mi manca.
Ma dicono che non è amore quando non viene ricambiato.
Per essere amore allora bisogna che ci sia una risposta?
E' necessario avere indietro qualcosa?
Non so... così è come uno scambio commerciale, come un contratto, dare per avere...
E' dura amare senza essere corrisposti, ma non penso non possa chiamarsi amore.
E' difficile, certo.
Ma è amore anche quello. credo.

Una canzone dedicata a Wilson

Nel 1981 John Cale, cofondatore con Lou Reed dei Velvet Underground, dedica a Wilson una traccia del suo album "Honi Soit".
Questo è il testo.


She was so afraid of everything she said
Since her mother told her why once upon a time
There was no rhyme
Before the clock slammed another door
Of the weary hours we were facing a second hand shylock
Shylocked in, in on us

I saw what it had taken
Playing back that old brigade of mine
Everything was dirty, everything was without rhyme
Everything was dirty, everything was without rhyme
Cause me and nigger marched
Yes, me and nigger blasted our way out
Of here just like yesterday

Yesterday's streets were burnt down into shells
Mothers weep while children sleep
Like ancestors in the ground
The misery of nuns lie together like sons
Who do not have the taste for the battle

We are shuffled like a pack of cards in the dead of night
Like lovers below Bataan, below the senses
Cause the senses smell of tears
While we and nigger marched
Blasted our way out of here
Close the door and let's have some private life

La scomparsa di Wilson - 1

L’incredibile storia dell’omino con i capelli dritti che ti spia da dietro il muro.


La leggenda di questo misterioso quanto affascinante personaggio è oscura e sepolta nel profondo dell’universo archetipico umano. Jung ne parla brevemente nel suo saggio ”L’uomo e i suoi archetipi”. solo un cenno, riferito ad un disegno rinvenuto in un capanno degli attrezzi di una villa patrizia pompeiana, solo una breve ed inquietata descrizione che bastò ad accendere la fantasia del giovane autore teatrale Wilson Joliet.

Wilson Joliet pare fosse nato a Memphis, Tennesse. Altri biografi fanno iniziare la sua vita a Laredo ed altri ancora a Cordoba. Un mistero nel mistero, avvolto da misteri perchè l’unica opera pervenutaci di questo talentuoso genio precoce è proprio “L’omino con i capelli dritti che ti spia da dietro il muro”. Si sa che visse i suoi anni più creativi nella seconda metà dei settanta, che scrisse molte opere di scarso successo ma che in breve divennero oggetto di culto.
Non c’era centro sociale, spazio occupato, cantina o locanda alla fine dei mondi che non avesse visto almeno un gruppo di energici e arrabbiati teatranti cimentarsi con un testo di Wilson Joliet.
Le sue parole rimbalzavano da un continente all’alltro, traduzioni in ogni lingua spuntavano a getto continuo.
William Burroughs cita “Impronta di pneumatico su stomaco di cane” in un passo del suo “Strade Morte”.
Heiner Muller riporta battute di Joliet in ogni suo testo da “Hamletmaschine” in poi.
In breve, Wilson Joliet diventa un nome sconosciuto ai più, ma un ombra del suo genio traspare in ogni opera teatrale e lettararia scritta negli ultimi vent’anni. Una presenza impalpabile e familiare, un’influenza inevitabile.
Nel 1982, stanco di una fama da persuasore occulto decise di sfondare con una grossa produzione. Il soggetto lo tormentava da anni, quell’omino descritto da Jung era un argomento troppo interessante ed inquietante per essere lasciato in pasto ad un oceano di giovani arrabbiati.

(continua...)